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Vediamo ora di considerare un processo di costituzione di un concetto osservando così il comportamento di questo nostro particolare servomeccanismo quando è predisposto in output o in trasmissione e osserviamo proprio come si può ipotizzare che venga a formarsi il concetto di variabile, per fare questo bisogna che ci mettiamo nelle condizioni di ragionamento cosciente e quindi le grandezze funzioni che subentreranno al coordinamento degli stati attenzionali saranno ancora la volontà e l’immaginazione, pensando che esista una interazione o addirittura una interconnessione di processi dovuta a queste funzioni, ovvero che si venga a costituire una nuova funzione mentale che potremmo indicare come la "teorizzazione".
Partiamo dal presupposto di avere come concetto di base il costrutto attenzionale di "cosa", se lo consideriamo anche come percepito primo ossia come una grandezza attenzionale di ’y(i)’, o concetto "dato" di primo livello, e tramite la controreazione ’B(i)’ lo forziamo a "diverso", offrendo così una forma attenzionale alla grandezza 'z(i)', o concetto "dato" di secondo livello, e ancora lo riportiamo tramite un ciclo chiuso in 'y(i)', otterremo un altro percepito che avrà una diversa conformazione attenzionale, ora se consideriamo questa operazione e vediamo i due costrutti come correlato primo e correlato secondo ci accorgiamo che abbiamo prodotto il costrutto di variabile, in altre parole abbiamo preso in considerazione il concetto di cosa assumendolo come un concetto "dato" e lo abbiamo trasformato tramite una operazione di controreazione in un altro concetto che è frutto di una correlazione dovuta alla funzione "diverso"ottenendo così il costrutto di variabile, la variabile dunque è l'interazione del concetto di “cosa” con se stesso, questo dimostrerebbe che un concetto "dato" può essere frutto delle interazioni fra dei concetti "funzione", ossia l'engramma mentale di ogni costrutto dato è essenzialmente composto dalla associazione sequenziale dei concetti "funzione" che sono stati alla base delle operazioni di costituzione del costrutto o dei costrutti che lo compongono.
Ma come intervengono la volontà e l'immaginazione? E` presto detto, la volontà raggruppa in due sequenze successive l'attività attenzionale facendoci prendere in considerazione una prima volta il costrutto di "cosa" come percepito primo, poi l'immaginazione favorisce l'intervento delle funzioni in 'B(i)' apportando il concetto funzione di "diverso" e forzando la volontà a riprendere questo nuovo costrutto come percepito secondo, dopodiché sempre tramite l'immaginazione si prende in considerazione la correlazione fra i due costrutti e si forza la volontà attenzionale a notificare le differenze che in questo caso si identificano in una “stessità variata” e arricchita attenzionalmente che costituirà un nuovo continuo informazionale, in termini più psico-filosofici è come se noi osservassimo una "cosa" che cambia posizione o forma e quindi la prendiamo in considerazione attenzionalmente due volte, notando che tra la prima e la seconda volta rimane comunque la stessa "cosa" osservata che però è cambiato qualcosa ossia la configurazione attenzionale. (avete presente la figura rotante di sopra ??? La mente fa una operazione analoga… ma applicata al concetto)
La variabile in definitiva è un concetto "dato" sul quale la nostra immaginazione può operare associando degli attributi e quindi far assumere qualsiasi livello logico che la identifica o contraddistingue dalle altre attraverso poi delle correlazioni o riparametrazioni attenzionali, dunque l'unica affinità che può esistere fra il “concetto di variabile” e il “concetto di concetto” rimane la metodologia operativa attenzionale dovuta alle operazioni di associazione, correlazione, esclusione o altro, che in definitiva possono costituire gli interventi entalpici od entropici sul dato o sulla funzione che questi costrutti riescono ad esprimere,tenendo presente che il costrutto attenzionale del concetto di concetto partirà dalla successione attenzionale logica fra il concetto funzione "singolare" e il concetto funzione "plurale" quando questi sono rivolti alla costituzione attenzionale dei concetti in genere, in parole più descrittive potremmo dire che il concetto di concetto è esso stesso un costrutto attenzionale che identifica la pluralità degli stati attenzionali che compongono tutti i concetti.
A questo punto è utile un’osservazione che ha una importanza sostanziale per poter proseguire in questo percorso irto di ragionamenti teorici e cioè che, se abbiamo notato, il processo di concettualizzazione è indubbiamente un processo complicatissimo che svolge la nostra mente e oltre ad avere due o più fasi di elaborazione ha anche la caratteristica di essere implementato tramite l’interazione fra funzioni o concetti "funzione", se osserviamo questo ultimo passaggio dove si descrive il processo di concettualizzazione della variabile, possiamo vedere che per poter ipotizzare quello che accade siamo stati introdotti in un nuovo processo quello della teorizzazione; questo nuovo operare mentale è in sostanza il prodotto di tre grandezze funzione: “l’attenzione”, “la volontà” e “l’immaginazione”, ora è giusto pensare che qualora l’immaginazione operi in sincronia con la volontà si ottenga per l’appunto la funzione della “teorizzazione”, se tutto il processo fosse ulteriormente arricchito con quello relativo alla percezione potremmo ottenere l’effetto di “astrazione”, una nuova funzione quindi, la differenza sostanziale comunque rimarrebbe quella che un processo dovuto alla teorizzazione prevede una interazione che riprende anche il confronto fra il correlato primo e il correlato secondo, mentre per il processo di astrazione non dovrebbe esistere questa ripresa attenzionale.
Nel prossimo articolo vedremo la sovrapposizione degli effetti, grazie per la lettura.
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