Il flusso delle immagini generate attraverso AI (Artificial Intelligence) sta inondando il web e pare inarrestabile. Una stima quantitativa precisa del fenomeno non esiste ma si parla di diversi milioni di immagini generate e pubblicate solo negli ultimi sei mesi (da Agosto 2022 a Febbraio 2023). Gli strumenti per la generazione di immagini basati su AI si susseguono a ritmi incalzanti, senza precedenti neanche per il settore della tecnologia avanzata. DALLE-2, MidJourney, Stable Diffusion sono solo alcuni tra i nomi più celebri balzati agli onori della ribalta nel giro di pochi mesi.
C’è chi parla oramai di un nuovo settore dell’Arte figurativa: l’AI Art, cioè l’arte di immagini generate attraverso AI. Si può, però, definire vera Arte l’AI Art?
Il dibattito sulla questione è accesissimo e non sorprende. Il mondo dell’arte è stato letteralmente preso d’assalto e, per alcuni, rischia di essere travolto.
Molte sono le accuse rivolte all’AI Art [1] ma la più importante riguarda il fatto che nella generazione di immagini manchi un vero sforzo artistico. Basta scrivere un testo (detto “prompt”) in cui si definisce che cosa si vuol ottenere e lo strumento genera automaticamente l’immagine.
Ben altro sforzo rispetto a dipingere un quadro su una tela!
A questa accusa si può, in prima battuta, rispondere ricordando che anche Charles Baudelaire aveva mosso una simile obiezione nei confronti della fotografia nel celebre “Salon de 1859” [2]. Anzi Baudelaire era stato ben più feroce dei detrattori della AI Art di oggi:
“Se si consentirà alla fotografia di servire da supplemento all’arte in qualcuna delle sue funzioni, questa sarà soppiantata e corrotta, grazie anche alla stupidità delle moltitudini che sono il naturale alleato della fotografia ”.
Per fortuna, niente di quanto vaticinato da Baudelaire è accaduto ma, anzi, l’Arte, liberata dalla necessità di rappresentare pedissequamente la Realtà, ha potuto esprimersi in movimenti come l’Impressionismo o il Surrealismo [3]. La questione del “basso sforzo” è, poi, un mito che ci proponiamo di sfatare attraverso una descrizione minuziosa (quasi scientifica) del processo di generazione di una immagine artistica.
Come viene generata la AI Art
Per comprendere quanta parte abbia l’essere umano nel processo di generazione di un’immagine artistica usando la “Artificial Intelligence (AI)” conviene far riferimento a uno schema semplice ma veritiero su come si svolge il processo di generazione (Fig. 1).
Figura 1 – Il processo di generazione di una immagine artistica usando AI
In pratica il processo di generazione è la ripetizione di una interazione tra umano e modello (la componente di AI):
Dall’umano al modello attraverso un prompt e qualche altro parametro (prompt + params);
Dal modello all’umano attraverso una immagine-risultato (image-response).
Se l’immagine-risultato non corrisponde all’idea che l’umano trova soddisfacente (esteticamente, come fedeltà di rappresentazione) l’input verso il modello è cambiato e il processo si ripete finché non si giunge a un’immagine soddisfacente.
Che cosa c’è dentro il modello?
Dentro il modello c’è uno spazio latente (multimodal latent space) formato da parole e feature di immagini, cioè c’è uno spazio latente multimodale. Questo spazio latente multimodale è stato allestito attraverso il “training” del modello usando un dataset di parole e corrispondenti immagini. Si osserva che sia le parole che le immagini provengono da altri umani attraverso le opere degli artisti, del passato e del presente, e attraverso la descrizione delle opere.
Dal punto di vista del modello quando l’umano inserisce un input (prompt+params) si determina una posizione dentro lo spazio latente e da quella posizione con un determinato algoritmo si sintetizza un’immagine, combinando le feature delle immagini nei pressi del punto determinato dal prompt. L’umano, dunque, è, in pratica, un esploratore dello spazio latente del modello.
La pratica di generazione mostra come esistono zone produttive (miniere) e zone improduttive (deserto). Talvolta l’umano intercetta una miniera con prompt improbabili o non attinenti con l’argomento del prompt. C’è una certa dose di casualità nel processo di generazione che corrisponde alla casualità di alcune tecniche pittoriche moderne.
Che cosa c’è dentro l’umano?
Nell’umano c’è, essenzialmente un Idea dell’opera che si vuol realizzare. Da un punto di vista antropologico l’umano è un insieme complesso, dotato di una densità misteriosa, non conoscibile completamente. Anche l’Idea dell’umano può cambiare nel corso del processo di generazione di un’immagine. In base alla immagine-risultato l’umano può cambiare idea.
Per esempio perché si è costatata l’impossibilità di produrre un’immagine che corrisponda in modo soddisfacente all’Idea o, semplicemente, perché il risultato-immagine ha fatto nascere un’idea migliore di quella originale.
Il processo di generazione di un’immagine da parte dell’umano è quindi un processo creativo non deterministico. Sappiamo, poi, che anche la creatività umana non è infinita ma è delimitata da archetipi universali, come ha sottolineato Jung [4]. Tuttavia anche nella generazione con AI si possono riconoscere gli stili dei diversi umani che prediligono certi temi e certe aree dello spazio latente invece che altre.
In fondo, anche in un’opera d’arte tradizionale è sempre un’idea che guida l’artista.
Si pensi allo stile di Michelangelo Buonarroti: uomini, donne e bambini sono, essenzialmente, “eroi” nerboruti (V. Tondo Doni, Fig. 2).
Figura 2 – il Tondo Doni di Michelangelo
Post-produzione
Una volta che l’umano abbia ottenuto una immagine-risultato soddisfacente sono possibili altre operazioni successive:
inpainting – Si tolgono dall’immagine alcuni elementi attraverso l’AI;
outpainting – Si aggiungono nuovi elementi all’immagine tramite AI;
Photoshop – Si effettuano delle correzioni usando un editor di immagini;
ri-mediazione attraverso la pittura – L’immagine è stampata, ad esempio su tela, e l’artista umano prende colori e pennelli per cambiare l’immagine stampata;
altre elaborazioni – L’umano può decidere di generare un video dall’immagine, aggiungere una colonna sonora, creare dei rumori o, addirittura, degli odori.
Questo mette in luce il fatto che un’opera d’arte può essere ottenuta con l’AI ma non solo. L’Arte è qualcosa di più complesso e libero della semplice AI.
Insomma, È Vera Arte?
Per noi la risposta è netta e chiara: è vera Arte! Per alcuni questa affermazione può essere uno shock ma, per onestà, questa nuova realtà non si può negare.
È chiaro che con l’AI la manualità non conta. Non si prendono in mano pennello e colori ma il processo creativo che si compie è fortemente umano. Anche la componente casuale con cui viene generata un’immagine non toglie nulla al processo artistico, come mostra tanta parte di Arte del Novecento.
Comunque, a parte i ragionamenti, le polemiche e, talvolta, anche le elucubrazioni alla fine ciò che conta è il giudizio finale, è la percezione di un utente finale che valuta, secondo il suo giudizio soggettivo, il valore estetico dell’opera. Si riporta una serie di opere generate dall’autore di questo articolo senza commento (Fig. 3-6).
Ognuno giudichi da solo.
Per saperne di più sull’Intelligenza Artificiale e le sue applicazioni nel mondo dell'arte, vi invito a visitare il sito web di Mathema, l’azienda di cui sono CEO, e di seguirci sulla nostra pagina Linkedin ufficiale.
Secondo me si, è arte.
AI come un nuovo strumento straordinario per esprimersi. Ci sarà una nuova era: "ARTE FUTURA"!