Romeo Ceccato

3 min

LA CURIOSITA`

Questa Spiegazione è appartenente ad una Serie di Articoli.

Prima di iniziare a leggere ti consigliamo di guardare gli articoli precedenti :

Alla luce di questa metodologia di indagine quindi potremmo inoltrarci nella selva delle interazioni e delle interconnessioni che originano i vari concetti "funzione", per identificarne uno che si presenta proprio come un motore essenziale per l'avvio del nostro servomeccanismo, analizzeremo “la curiosità”, per vedere che relazioni esistono fra questo nuovo concetto "funzione" e quelli che abbiamo più sopra incontrato.

Se consideriamo ancora una volta il fatto che l’attenzione può assumere uno stato di eccitazione e mettiamo in relazione questo stato con un “accumulo di energia” da sprigionare, possiamo immaginare che vi sia un livello di soglia dato dalla quantità energetica che noi accumuliamo attenzionalmente al di sopra del quale scatta un meccanismo che ci porta a far estendere in una sequenza di operazioni la nostra possibilità attenzionale di determinare una trasformazione energetica controllata.

Si potrebbe a questo punto ipotizzare che al di sopra di quel “livello di soglia” intervenga la

nostra “volontà attenzionale” e allora prende avvio tutto il processo di trasformazione dell’informazione acquisita, a questo punto noi potremmo individuare “la curiosità” proprio come la “funzione” esercitata dall’attenzione sulla volontà, con un linguaggio di tipo matematico potremmo indicare perciò che “cu=f{a(i)[v(i)]}” dove ’cu’ stà per “curiosità”,’v’ per “volontà attenzionale”,’a’ per “attenzione” e ’i’ per “informazione”.

La curiosità dunque si acquisisce poiché l’informazione percepita o ricordata non è completa nella sua identità attenzionale, pertanto vi sarà un accumulo energetico che farà intervenire la volontà nel processo tendente a completare l’engramma che darà origine ad una collocazione razionale dell’informazione di partenza, tale collocazione va intesa come inserimento di una parte mancante in una struttura complessa che si identifica nella costituzione relazionale delle informazioni correlate o dei concetti che sono stati associati alla base del processo stesso. Per dare una immagine grafica a quanto sopra esposto si potrebbe far riferimento al seguente schema che mette in relazione le grandezze interessate:

schema che mette in relazione le grandezze interessate


 
Come si può notare vi sono le tre funzioni di base: la volontà tracciata in alto, l’attenzione al centro e l’immaginazione in basso; la lettera ’S’ indica il livello di soglia per il quale subentra la volontà, lo spazio rosso indica l’accumulo energetico che fa scattare il meccanismo, cosicché al tempo ’x’ con l’inserimento della volontà attenzionale avremmo che la curiosità entrerà in funzione facendo partire il processo di acquisizione delle informazioni tramite l’interazione delle tre grandezze funzione di base e questo avverrà fino al tempo ’y’, dopodiché per una particolare conformazione del segnale relativo alla immaginazione si potrebbe per esempio iniziare il processo relativo al “desiderio”.

Ho voluto appositamente introdurre in questo modo un altro concetto funzione che prende come base proprio la conformazione del processo dovuto alla curiosità poiché se a questo processo indotto dalla interazione o interconnessione della attenzione con la volontà associamo un particolare supporto della immaginazione che è quello relativo al mettere in confronto l’oggetto, o meglio il costrutto oggettivo in questione tramite una correlazione soggettiva con l’Io, otterremmo proprio un nuovo operare mentale relativo al desiderio che darà inizio ad una serie di operazioni di input- output del servomeccanismo tendenti ad esaudire gli scopi prefissati.

Una considerazione ulteriore però va data in merito alla conformazione dei segnali funzione che sono stati esposti in modo schematico sul grafico, bisogna dare una precisazione che è inerente al carattere analogico-digitale di tali segnali usati come artifici, cioè non va osservato un segnale soltanto in quanto può o meno assumere delle sequenze di stati logici, ma anche in quanto vi si possono introdurre perlomeno altre due valutazioni, una sulla intensità del segnale e una sulla sua frequenza o meglio sul ritmo che questo può o meno assumere; se partiamo dal presupposto di poter costantemente mettere in relazione tutte le caratteristiche di questi o di altri segnali che possono essere di ausilio per le varie spiegazioni dell’operare mentale, ci si accorge che il nostro servomeccanismo dispone di una notevole quantità di modi di lavorare e noi stessi ci rendiamo conto che vi sono svariatissime metodologie di indagine sulle relazioni esistenti fra le varie grandezze che possiamo analizzare con questo modo di intendere le funzioni di base che condizionano l’operare mentale stesso.

In realtà noi non dobbiamo cercare questi segnali all’interno del cervello poiché quello che effettivamente avviene sono delle trasformazioni energetiche, ma ci possiamo figurare degli operatori di trasformazione proprio usufruendo del simbolismo grafico traducibile in funzioni

matematiche.

Nel prossimo articolo andremo a spiegare le Attività percettive, grazie per la lettura.