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LA SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI

Questa Spiegazione è appartenente ad una Serie di Articoli.

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LA SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI
LA SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI


Pensiamo per un attimo a che cosa succede mescolando in vari modi i colori di base, si otterranno degli altri colori e così succede per i nostri concetti "funzione" se facciamo delle operazioni utilizzando contemporaneamente vari concetti di questo tipo otterremmo delle altre funzioni ci sarà quindi una sovrapposizione degli effetti che renderà possibile le varie forme di costituzione di pensiero da cui deriveranno le conseguenze comportamentali e di atteggiamento, per esempio solo nel caso della attività percettiva potremmo individuare varie forme di atteggiamento, anche dal punto di vista descrittivo di ciò che si osserva, si tocca o si sente, si potrà parlare di descrizioni “estetizzanti” o “economiche”, “moraleggianti” o “esplicative”, per “congiunzioni copulative” o “fantastiche”, “sintetiche” o “analizzanti” ecc..., ognuno di questi atteggiamenti, indotti dall'intervento nel sistema delle attività esprimibili in 'C(i)', prevede dei programmi diversi, dei diversi processi coinvolgenti l'effetto di più funzioni, da quelle elementari di correlazione logica a quelle più complesse dovute alla interazione fra l'immaginazione, la cognizione e la volontà

attenzionale.


Per capire bene però la sovrapposizione degli effetti delle varie funzioni che possono entrare in gioco in un qualsiasi processo mentale bisogna che ci rifacciamo ad un discorso matematico che consiste nello spiegare che cosa si intende per una grandezza che è funzione di un'altra.


Prendiamo il caso della relazione che esiste tra la velocità 'v' di un oggetto e la sua variazione dovuta all'accelerazione 'a', se consideriamo come “causa” o soggetto la “variazione di velocità”, potremmo affermare che il concetto di accelerazione è funzione della velocità indicando questa nostra affermazione con un simbolismo che ci consente di sintetizzare in una formula questa nostra espressione: a”=”f(v) tale formula ci indica il carattere generale della relazione che lega la velocità all'accelerazione, in particolare dichiareremo che l'accelerazione 'a' è la derivata prima della velocita 'v', al contrario se prendiamo come “causa” o soggetto “l’accelerazione” che fa variare la velocità dovremmo scrivere la formula che indica il carattere generale della relazione in questo

modo: v”=”f(a) il che equivale anche ad una scrittura semplificata che è questa: < v(a) > , questa relazione non è che la relazione inversa di quella precedente e potremmo dire in particolare che la velocita` 'v' è l'integrale dell'accelerazione 'a':


Relazione tra Velocità e Accelerazione
Relazione tra Velocità e Accelerazione

Ora complichiamo un po’ le cose e lasciamo l'esempio rubato alla fisica per riportare tutto il discorso alla possibilità matematica di espressione facendo questa relazione che esprime la possibilità di legare assieme più grandezze in una complessità di relazioni: < x=f{a[b(i)]} >, il che sta a significare che la grandezza ’x’ è una funzione di ’a’ che a sua volta è una funzione di ’b’ che ancora è una funzione di ’i’, esiste quindi una relazione complessa fra ’x’ e ’i’ data dalle relazioni espresse dalle funzioni che legano le varie grandezze presenti nella formula.

Ora compiamo una altro passo in avanti dicendo che se è vera la formula sopra espressa allora questo implica che è vera anche la formula che esprime questa relazione: < x=f1(i) >, dove ’f1’ congloba in se le relazioni espresse nella formula sopra citata, ma allora è anche vero che < i=f2(x) > , il che significa che si può trovare una funzione inversa a quella che lega ’x’ come soggetto a ’i’ come oggetto, non fosse altro che per la relatività dell’espressione, più in generale noi potremmo affermare che considerando questo fattore di relatività saremmo in grado di presupporre altrettanto vere le seguenti espressioni: <a=f3{x[b(i)]}> oppure < b=f4{x[a(i)]} >, o ancora <i=f2{a[b(x)]}> , ma potremmo anche scrivere che <i=f5{b[a(x)]}> e continuare così ottenendo tutta una serie di relazioni diverse fra le varie grandezze della formula di partenza; è anche vero che si possono scrivere delle formule che sottintendono altre relazioni come ad esempio:<s=f6{b[a(i)]}>, o anche <m=f7{i[b(a)]}>,o ancora <w=f8{b[i(a)]}> ecc.


Quanto sopra ha un significato ben preciso che consiste nel poter ricavare le relazioni possibili fra le varie grandezze in gioco, ma se facciamo un ulteriore passo in avanti e consideriamo le grandezze presenti nella formula come dei concetti "funzione" che potremmo raffigurarci come degli “operatori energetici”, otterremmo che “l'interconnessione” fra le varie funzioni espresse in relazioni complesse porta proprio alla sovrapposizione degli effetti di questi concetti creandone degli ulteriori.


Metaforicamente è come se considerassimo di anagrammare una parola di 'x' lettere, ponendo poi gli accenti dove vogliamo, otterremo in questo modo la possibilità di avere delle nuove parole pronunciabili o meno con significato o senza, ma ciò che conta è che lo si può fare sia per nostra volontà sia disponendo le lettere “a caso” e questo ci dovrebbe far capire una cosa fondamentale e cioè che esiste una interazione reciproca fra informazione percepita e attività mentale, ovvero che una particolare sequenza di informazioni può far scattare un nostro atteggiamento mentale, come è anche vero che un nostro particolare modo di pensare può far variare la metodologia di concepimento delle informazioni percepite.


Abbiamo visto poco sopra che una interazione fra le tre funzioni di base può portare ad una quarta funzione e più precisamente abbiamo osservato che qualora vi sia un sincronismo di intervento avente come grandezza dominante la “immaginazione”, si sia provocato il processo mentale dovuto alla “teorizzazione”, si potrebbe assumere quanto detto in una formula che esprime la relazione generale fra queste grandezze funzione:<t=f{im[v[a(i)]]}>, dove 't' è la “teorizzazione”,'im' “l'immaginazione”,'v' la “volontà attenzionale”, 'a' “l'attenzione” e 'i' “l'informazione”, se viene poi aggiunta la possibilità percettiva complessa otterremo “l'astrazione”, questo non è che uno dei tanti esempi che possiamo analizzare con la “sovrapposizione degli effetti”.


E` ovvio che anche il linguaggio matematico porta con se dei limiti di espressione e quindi si può faticare a far comprendere quanto si vuole esprimere, ma vediamo di superare l'ostacolo riportando degli esempi che possono chiarire di più questo modo di correlare i vari concetti, per rendere se possibile un'idea più precisa sul funzionamento della nostra mente.


Nel prossimo articolo vedremo come la nostra mente elabora e concettualizza la Curiosità.


Grazie per la lettura...

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